lunedì 9 dicembre 2013

News dai rami Dulfer e Versiliesi - Abisso del Vento (Pa) 07.12.13

Altra punta ai rami dimenticati dell’Abisso del Vento, una punta mista GSS-SCI che nemmeno nei peggiori bar di Caracas…o di Isnello!?
Andiamo a “corteggiare” il passaggio Dulfer del limite ovest del ramo del vecchio fondo (-180 circa).
Entrato nelle nostre vite sotterranee un paio di anni fa, sinora, oltre questa ostica fessura abbiamo sbirciato un ampio scivolo che in periodo invernale raccoglie tutte le acque che scendono per il P35 e scompaiono alle spalle del pozzo Tarzan.
Altro obiettivo della punta è quello di continuare l’esplorazione dei nuovi passaggi individuati nelle zone terminali del ramo dei Versiliesi, forse il ramo più trascurato, forse il più stuzzicante esplorativamente .
Entriamo carichi di aspettative e soprattutto carichi di trapani, ne contiamo 5 in 9 persone, roba da far west.
Giunti al primo attacco delle opposizioni ci dividiamo: Corrado, Roberta, Giovanni, Paolo e Salvo N. scendono giù per i pozzi che portano al vecchio fondo, Giovannino, Ciccio, Marcuccio e Spit ai Versiliesi.

Resoconto Versiliesi:

I soliti rami che scorrono veloci fino alla prima zona da verificare. Risaliamo i Versiliesi e puntiamo verso la sala luccicante del ramo opposto a quello del fondo, ci lanciamo in arrampicata verso le numerose aperture del soffitto della sala. Un grazioso ramo lungo circa 30 m e null’altro da segnalare.
Ci spostiamo verso i saltini del ramo del fondo. Giovanni e Marco scendono giù per disostruire il condottino della puntata precedente, che si raggiunge arrampicando un ripido scivolo alla base del penultimo pozzetto del ramo del fondo.
Ciccio e Spit si infilano in un condotto che si apre sulla parete destra della frattura oltre l’ultima strettoia prima delle verticali. Risalgono una bella colata già esplorata, arrampicano per qualche metro e raggiungono un’oblò nero tra crolli indecenti.
La risalita continua verticale e ampia, varie aperture laterali più o meno arrampicabili vengono percorse con passo “felpato”. Una di queste si affaccia su un pozzo stimato una quindicina di metri, in alto vi è l’ennesimo passaggio che porta ad un livello superiore, che a sua volta sale ancora scabrosamente instabile.
Da continuare e rilevare nella prossima puntata.
Nel frattempo uno dei quattro, avendo strappato sottotuta e mutande (la tuta era già un insieme di brandelli) rimane con una natica in balia degli spuntoni della grotta.
Marco e Giovanni riescono a superare la strettoia delle parti basse del ramo, esplorano circa 30 metri di frattura larga circa un metro che prosegue ripida ma fattibile, altra carne al fuoco.
Da queste parti il gioco riprende, anche se in realtà c’è sempre stato.
Si lavora ad un paio d’ore dall’ingresso (e qui sfatiamo un mito, che vorrebbe queste zone in culo al mondo), gli ambienti sono incantevoli in alcuni tratti, penosamente instabili in altri, le due facce della stessa magnetica medaglia.

Resoconto Dulfer:

La squadra diretta alla strettoia del ramo Dulfer si insinua nella frattura delle opposizioni, seguendo l'aria furibonda aspirata dentro la grotta dall'ingresso. L'armo per la discesa diretta al vecchio fondo è stato in più punti rivisto ed adeguato.
All'altezza del deviatore del secondo pozzo l'aria si perde per la maggior parte. Li ci sono un paio di aperture da guardare meglio.
L'ultimo frazionamento prima del Vecchio fondo strofina leggermente nella parte alta quando si scendono gli ultimi 3 m. da sistemare.
Al Dulfer l'aria c'è ma poca rispetto a quella che girava in grotta. Ci mettiamo a lavorare con i trapani riuscendo a scalfire alcuni centimetri di roccia. C'è ancora da lavorare ma anche da girare bene, sia al deviatore suddetto che sotto il Dulfer stesso.